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  • Immagine del redattoreSimona Platè

La città dei fili sospesi

Che bella una città di fili sospesi dove tutti condividono le cose più belle che hanno.

Per arrivarci bisogna percorrere un cammino, a volte sui carboni ardenti.

Scopri di più sulla città dei fili sospesi leggendo, qui sotto, questo racconto di poche parole, un soffio di fiaba.


In una fresca mattina, a Blancopanno, mentre i balconi si vestivano di fiori e gli abitanti si profumavano di biscotti e latte, un viscido serpente velenoso si celava nella crepa di un muro.

La giornata si preparava come di consueto a colorare le vie di allegri saluti e di corse di bambini scintillanti come lustrini, ma quando tutti furono pronti per il loro “Buongiorno mondo!” si accorsero che nella notte qualcosa di terribile era accaduto.

Le strade non c’erano più, niente di niente. Al loro posto c’erano voragini di un nero così nero che non esisteva neanche nella tabella dei colori.

La città fu scossa, prima da un’onda di silenzio, poi dal frastuono di grida e infine dal rullare di passi che correvano veloci sulle scale, si rinchiudevano nei loro appartamenti e si nascondevano tremanti sotto i tavoli.

Nessuno poteva più uscire di casa. «Perché?», «Cosa è successo?», «Come faremo?», «Dove andremo?», «Chi siamo?».

Mentre l’aria di Blancopanno si affumicava di domande, in una piccola mansarda un uomo rifletteva.

Nella notte aveva visto scorrere, lungo le pareti delle case, l’ombra di un serpente. Era quasi certo che fosse stato il suo veleno a corrodere le strade, giù giù fin quasi al cuore della Terra. Così, prese un pesante manoscritto e ne studiò le pagine per un giorno e una notte fino a trovare quello che stava cercando. Scoprì come preparare una pozione magica, ma gli servivano molti ingredienti e nella sua dispensa non era rimasto altro che un pezzo di formaggio stagionato.

Cosa poteva fare se non riusciva ad uscire di casa?

Una coppia di cicogne si era nel frattempo fermata a riposare sul suo balconcino, nei becchi portavano ramoscelli per costruire il nido.

L’uomo corse a prendere delle corde colorate poi si affacciò, salutò timidamente le cicogne e chiese loro un favore. In cambiò gli offrì il suo balcone per il loro nido.

Ben presto la città si riempì di fili vivaci che scorrevano da un balcone ad un altro e da una finestra ad un'altra, mentre l’uomo appendeva ai fili alcuni foglietti colorati.

Gli abitanti di Blancopanno, nel sentir tutto quel batter d’ali di cicogna, si affacciarono alle finestre e con stupore ammirarono quel nuovo panorama di fili colorati.

Seguendo le istruzioni scritte sui foglietti ognuno riempì un cestino con quello che aveva a disposizione. Così, al panorama di fili sospesi e foglietti colorati si aggiunse anche lo scorrere di cestini bianco panna, rosso ciliegia, verde mela o azzurro cielo. I bambini ridevano, applaudivano e appendevano ai fili i loro giocattoli. Le nuove strade di cielo della città divennero vivaci come quelle vecchie di pietra.

L’uomo della mansarda impastava, tritava, mescolava, cuoceva. Lungo i fili sospesi tyrannosauros rex rincorrevano bambole, macchinine trasportavano ricette di torte, creme di bellezza chiacchieravano con compiti di matematica, consigli d’amore gustavano panini con le uvette. Tutto ciò che le persone potevano mettere a disposizione finì appeso ai fili sospesi.

Al tramonto, un fumo amaranto uscì dalla finestra della mansarda. La pozione era pronta!

L’uomo si affacciò e gli abitanti di Blancopanno lo accolsero con un canto. Lui versò lentamente la pozione giù nella voragine. Tutti rimasero con il fiato sospeso per un lungo lungo minuto e poi accadde che la strada iniziò a ricostruirsi, pietra dopo pietra, e così tutte le altre.

Il serpente, capendo di essere stato battuto, se ne andò come era arrivato, di soppiatto.

Gli abitanti di Blancopanno riconquistarono le vecchie strade, ma il panorama di fili sospesi rimase e tutti continuarono a scambiarsi così i pensieri più belli, come fiori fra i capelli.


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