Cosa accade alle creature dei nostri sogni quando, per mille e mille notti più una, viviamo insieme a loro e poi smettiamo di sognarle?
Struzzolo nacque in un sogno di Cecilia, dall’amore di una notte d’estate e il profumo di un gelsomino.
Oh! Era talmente bello e profumato!
Cecilia lo vestì con un gilet di battiti di cuore, con un cappuccetto di idee brillanti e gli mise un paio di guanti per carezze di cotone.
Cecilia e Struzzolo, insieme, solcarono la via lattea per mille e mille notti più una.
Esperti marinai di sogni, tracciavano rotte sconosciute, beccheggiavano sulle onde del tempo, sfidavano, emozionati, le tempeste.
Abbordavano bastimenti carichi di illusioni e, all’unisono, gridavano: “All’arrembaggio!”
Quanti bottini preziosi, in quelle notti!
Per mille e mille notti più una, giocarono tra i filari di riflessi, effusi dalla notte per indicare la strada ai sognatori, e inventarono anche un linguaggio cromatico, comprensibile solo a loro e ai loro sogni.
Quando Struzzolo nacque, Cecilia era come la prima primula di primavera, ma fra la prima notte e la mille e mille una, lei crebbe, crebbe, crebbe e cambiò.
Perse un petalo, poi un altro e un altro ancora.
Da briciola di zucchero divenne un sofisticato dessert.
Da svirgolina divenne dritta dritta e inamidata.
Così le chiedeva il tempo dei grandi e così lei fece.
Un giorno, all’alba, chiuse i sogni in uno stipetto. Al crepuscolo gettò la chiave e,
quella notte, buttò giù Struzzolo dal suo letto, dimenticandolo.
E lui?
Attese.
Attese la prima stella della sera.
Attese il volto di Cecilia.
Attese il levare dell’ancora, ma rimase nel nulla.
“Oih!”, boccheggiò.
Tutto il suo mondo giaceva affogato sul fondo della notte mentre lui andava alla deriva.
Quando anche la punta del suo naso iniziò a svanire, un filo di vento disegnò il buio, raggiunse Struzzolo e lo gonfiò un poco, come se fosse una vela, e lui reagì.
Non indugiò oltre, si tappò l’avanzo di naso e si tuffò nel buio.
Splash!
Finì nel flusso della realtà e cadde nel luogo più caro al suo cuore, la stanza di Cecilia.
Lei, dal piano inferiore, sentì il tonfo. Salì le scale di corsa, spalancò la porta e...non riconobbe Struzzolo!
Neanche ad averlo davanti agli occhi e a poterlo toccare con le mani, lo riconobbe!
Lo credette un matto o un ladro, bugiardo e vagamondo.
Si mise a urlare, poi a scopate lo spinse giù dalle scale e con un calcio lo mandò a rotolare per le strade.
Struzzolo si sentì come un veliero nel deserto.
Non era più niente e si lasciò rotolare, cadendo sempre più giù lungo la strada.
Finì a pancia all’aria sotto un camion, a mangiare l’asfalto con le ruote di un’auto e continuò a sbattere, a rotolare e a farsi calpestare.
Le voci degli uomini, che dall’alto dei marciapiedi cadevano a terra mischiandosi alla polvere e agli sputi, lo raggiungevano ed erano incomprensibili.
Nessuno parlava la sua lingua, la lingua dei sogni, la lingua inventata da lui e da Cecilia.
Rotolò, rotolò e rotolò e di giro in girotondo, si graffiò, si ferì e si riempì di lividi.
Stava quasi per rompersi la schiena contro un palo, quando la strada svoltò bruscamente a sinistra e si tuffò in un campo di papaveri.
L’erba e i fiori rallentarono il confuso rotolare di Struzzolo. Lo accolsero e lo accompagnarono lentamente fra i fili d’erba, fino a che lui non terminò la sua corsa appoggiandosi a un corpo solido.
Non si trattava di un sasso, ma della testa di un uomo guizzante, sdraiato sul prato.
I suoi occhi nuotavano nel cielo.
La sua testa pullulava di sogni a occhi aperti e chiusi. Struzzolo li sentiva pulsare, battevano il mare dell’immaginazione con le loro pinne potenti.
“OOOOOH! Quest’uomo è un ammiraglio di chimere!”, pensò Struzzolo.
“È tornato anche per me il tempo di navigare?”, chiese al vento, ma non attese una risposta.
Si alzò, si riassettò gli abiti, si leccò le ferite e si allontanò un poco in mezzo ai papaveri.
Levò lo sguardo verso le nuvole bianche, annusò l’aria, poi si voltò per avere il vento in poppa.
Stabilì la rotta, spiegò le vele lasciandole baciare dal maestrale e si diresse a dritta fino ad arrivare a cavalcare le onde del mare di sogni della testa.
Il suo cuore si spalancò fino a oltre l’orizzonte!
Aveva trovato un eterno sognatore e un sogno nato in un sogno non potrebbe trovare un posto migliore.
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